Trieste - Piazza del Ponte Rosso e la Fontana di Giovanin

Piazza del Ponte Rosso: La zona delle antiche saline, a ponente delle mura della città medievale, demolite, per volere dell'imperatrice Maria Teresa d'Austria nel 1749, cominciò ad essere bonificata già a partire dagli inizi del XVIII secolo. Il progetto del suo totale interramento si concretizzò a metà del 1700, allorquando la sovrana cedette al Comune di Trieste i fondi su cui erigere la futura città che, in suo onore, fu chiamata "Teresiana". Il vasto terreno paludoso, nel suo tratto prospiciente il mare, era attraversato all'epoca da tre canali di diversa ampiezza: uno, detto del Vino o Piccolo, lungo un centinaio di metri ed interrato per motivi igienici nel 1816, si inoltrava dentro Piazza della Borsa spingendosi fino al cuore di Piazza Vecchia attraverso l'odierna Portizza. Uno medio, corrispondente, all'incirca, all'attuale canale che dalla chiesa di S. Antonio Nuovo conduceva fino al mare e che accoglieva le acque di due torrenti ed infine un terzo, più corto degli altri due. Tutti e tre questi canali erano accessibili alla navigazione di piccolo cabotaggio a servizio delle saline. Allorquando si stabilì di bonificare l'area, per permettere alla città di espandersi territorialmente in virtù della sua crescita demografica, si prese in considerazione il progetto di interrare il più piccolo allargando invece il medio, rendendolo agibile a bastimenti di stazza maggiore e conservando pure quello del Vino per imbarcazioni minori. Per ordine di Maria Teresa, il 14 ottobre 1756, il Canal Grande, l'unico, di fatto, rimasto, venne ampliato e dotato di sponde murate sotto la direzione dell'arch. Matteo Pirona al costo di 90.000 fiorini.

La sua posizione strategica, prospiciente il punto di approdo delle navi e al crocevia di importanti vie di comunicazione, rese la piazza uno dei punti di incontro più dinamici dal punto di vista commerciale e mercantile, divenendo ben presto sede di un vivace mercato ortofrutticolo. Piazza del Ponterosso fu, sin dalla sua iniziale creazione, un'ampia piazza quadrangolare circondata da numerosi edifici di gran pregio architettonico, le cui prime registrazioni tavolari risalgono al 1789. Tagliata a metà dall'odierna Via Roma, lo spazio presenta sul lato a settentrione una fontana a tre bocche rappresentante una rupe sul cui vertice poggia un genio fluviatile. L'opera risale al 1751 su progetto dello scultore Francesco Mazzoleni, creatore della fontana dei Quattro Continenti di Piazza Unità d'Italia. Familiarmente nota come fontana del "Giovanin", in onore del puttino che la sormonta, la fontana attingeva l'acqua direttamente dall'acquedotto teresiano fatto costruire dall'imperatrice a metà del 1700 incanalando le acque provenienti dalle alture di S. Giovanni.

Ingentilivano la piazza, non solo la fontana del Puttino, ma anche un chiosco in muratura e ferro destinato ad ospitare un corpo di guardia ed alcuni gabinetti pubblici in ghisa decorata. La regolazione della contrada del Canal Grande risale al 1821, allorquando l'Ufficio delle Civiche Fabbriche approvò il progetto di lastricazione dell'area. Inizialmente lungo le sponde furono piantati degli alberi, successivamente tolti per probabili motivi di ordine pratico, intralciando, con la loro presenza, le operazioni di ormeggio nonché quelle di carico e scarico delle navi. Largo 28,4 metri, il corso d'acqua era attraversato da due ponti di ferro mobili: il cosiddetto Ponte Verde, all'imboccatura del canale, posizionato nel 1858 e il più noto Ponte Rosso, che metteva in comunicazione l'omonima piazza con l'allora Via delle Poste, collocato nel 1831 ed eseguito nelle officine dei fratelli Strudthoff in sostituzione di uno di legno di colore rosso appunto. L'enorme quantità di terra ricavata dall'ampliamento del canale servì invece da basamento per un terrapieno utilizzato per piccoli scambi commerciali in prossimità del ponte. Fu proprio quel terrapieno a trasformarsi nella futura Piazza del Ponte Rosso. Lo spazio fu regolarizzato e concepito nelle sue forme architettoniche da Gianantonio Tognana già nel 1776, derivando il suo appellativo proprio dal colore del ponte che costituiva il passaggio obbligato tra la città vecchia e quella nuova.
La pavimentazione, in grossi blocchi di masegno, venne disposta a spina di pesce nella zona centrale, a correre lungo il sedime delle strade. La struttura della piazza rimase invariata nella sua sostanza fino alla metà del XX secolo. Durante lo stravolgimento della viabilità stradale negli anni '50, l'antico lastricato venne, infatti, ricoperto con un manto di asfalto. Si colse allora l'occasione per interrare i servizi igienici. Sulla piazza fanno bella mostra di sé alcuni tra i più eleganti edifici triestini come, ad esempio, la monumentale sede della Banca Nazionale del Lavoro, insediatasi dal 1928 nell'edificio costruito per il commerciante Alessandro Genel nel 1873. Oppure gli edifici posti agli angoli con Via Roma: al numero civico 3, il palazzo opera di A. Bacicchi, risalente al 1882; al numero civico 4, il fabbricato noto con il nome di casa Allodi con la sua originale torretta ottagonale risalente al 1913, progettato dall'arch. O. Sonetti e che ospitò, durante gli anni Trenta, l'Hotel Centrale. . (da: http://biblioteche.comune.trieste.it) - Ultimamente l'intera Piazza è stata completamente restaurata con una nuova pavimentazione.

Sopra e a sinistra:

Palazzo opera di Antonio Bacichi risalente al 1882, dove James Joice (Dublino 1882 – Zurigo 1941) insegnava alla Berlitz School nel 1905



Palazzo Genel: L'edificio venne realizzato tra il 1876 ed il 1878 su progetto degli'architetti Antonio Bacichi e Domenico Monti per il committente Felice Genel. Il palazzo venne costruito nel luogo in cui sorgeva la casa settecentesca di Pietro Antonio Rossetti. Nel 1913 la struttura ospitava la sede della Banca Anglo-Austriaca. Nel 1927 il palazzo venne completamente ristrutturato per ospitare i locali della Banca Commerciale Italiana, poi Banca Commerciale Triestina. Al 2003 risalgono i lavori di ridistribuzione interna del quarto e quinto piano. Attualmente l'edificio ospita la sede della Banca Nazionale del Lavoro.
La struttura, a pianta quadrata, presenta cinque piani fuori terra. Affaccio principale su Piazza del Ponte Rosso, secondari su Via Genova, Via Vincenzo Bellini e Via Cassa di Risparmio. Le facciate, trattate a bugnato liscio a fasce, presentano un pianoterra articolato da una serie di archi a tutto sesto, incorniciati da conci e mensola in chiave di volta. Il primo piano, separato dal livello inferiore da una cornice marcapiano aggettante, è ritmato da una teoria di undici fori finestra rettangolari e da due porte finestra che si aprono su due balconcini con parapetto a balaustre in pietra. Il secondo piano è arricchito da finestre centinate con trabeazione decorata e mensole a voluta. Gli ultimi due livelli presentano fori finestra arricchiti da cornici in pietra. Il prospetto su Piazza del Ponte Rosso e quello su Via Cassa di Risparmio sono caratterizzati da un corpo centrale aggettante. La facciata principale presenta al di sopra della cornice marcapiano del primo piano sei colonne ioniche, scanalate e decorate a rilievo nella parte bassa, che comprendono secondo e terzo piano. In corrispondenza del secondo livello le colonne sono alternate a porte finestra che si aprono su balconi con balaustre in pietra. La teoria di colonne di ordine gigante sostiene un architrave con decorazioni a motivi floreali su cui s'impostano sei gruppi tetrastili. A coronamento della facciata principale spicca una balaustra arricchita da sei vasi di stile neoclassico. La facciata posteriore presenta la medesima articolazione con poche varianti; le colonne sono sostituite da pilastri e i gruppi tetrastili dell'ultimo piano da colonnine binate. (da: biblioteche.comune.trieste.it)

Sopra e a destra:

Fabbricato noto con il nome di Casa Allodi con la sua originale torretta ottagonale risalente al 1913, progettato dall'arch. O. Sonetti e che ospitò l'Hotel Centrale durante gli anni Trenta e il Consolato degli Stati Uniti d'America fino al 30.9.1986.

Casa Opuich, la più antica della piazza, dal nome del proprietario Cristoforo Opuich (Mostar 1810 - Trieste 1866), possidente ed armatore. La casa fu fatta costruire nel 1777 da Giovanni Curtovich, uno dei più facoltosi mercanti della prima generazione di commercianti serbi, giunto a Trieste già nel 1737.

Sopra e a destra:
Piazza del Ponte Rosso 5: L'edificio, costruito tra il 1789 e il 1791, è una costruzione caratteristica dell'architettura triestina fra la metà del Settecento e l'inizio dell'Ottocento. L'immobile fu costruito dall'architetto Sebastiano Zanon per la famiglia serba di Demetrio Teodorovich, su un fondo in precedenza appartenuto al mercante fiammingo Ambrogio de Strohlendorf. Nella facciata sono ben visibili elementi di stile barocco nel portale d'ingresso e nel poggiolo del primo piano. L'immobile divenne poi di proprietà di un altro ricco commerciante, Giuseppe Treves (le iniziali e l'anno 1797 sono visibile nella lunetta sopra il portone), La casa ospità per molti anni la Premiata Spezieria all'Orso Nero e al primo piano, quello con il balcone, aveva sede per un certo periodo, il Consolato del Regno d'Italia il cui stemma, quello Sabaudo, era esposto sulle inferriate del balcone. Motivo per cui, spesso molti cittadini di sentimenti italiani venivano a manifestare davanti alla casa applaudendo con entusiasmo quando si affacciava il Console .

Fontana di Giovannin Ponterosso

Inizialmente nella Piazza Ponterosso, come testimonia la cartografia dell'epoca, era prevista la costruzione di due fontane divise dalla Contrada del Ponterosso (attuale via Roma) . Per questioni economiche venne realizzata solo una . Il progetto della seconda fontana del 1753 di Giovanni Battsta Mazzoleni, sarà utilizzato, un paio d' anni dopo, per la vasca della fontana del Nettuno, ora in Piazza della Borsa.
Nel 1753 ad opera di Giovanni Battsta Mazzoleni fu eretta la fontana nota con il nome di " Giovanin del Ponterosso" Si pensa che il nome derivi dal fatto che le acque della fontana provenivano dall' acquedotto di San Giovanni. Il puttino fu posto solo nel 1761 ad opera dello scultore Tedesco Giovanni Carlo Wagner. La fontana è di gusto barocco, con la parte centrale piuttosto articolata, con una rigogliosa vegetazione di pietra, l'acqua della grande conchiglia esce attraverso i tre mascheroni ricadendo nelle conche sottostanti e sgorga a getto continuo dai telamoni scivolando nella vasca principale.
Le venderigole della piazza in occasione della festa di San Giovanni , il 24 giugno, ricoprivano Giovanin con ghirlande di fiori. Nel 1947 la fontana è stata restaurata dallo scultore triestino Ruggero Rovan.
(da: www.trieste-di-ieri-e-di-oggi.it/)




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